L’intestino alla base della salute

Trattare la Leaky gut Syndrome per prevenire patologie e disfunzioni d’organo associate. Il sistema immunitario e l’intestino: come tenerlo in salute.

La presentazione del lavoro ha lo scopo di richiamare l’attenzione sull’importanza dell’intestino, soprattutto nella sua peculiare funzione di assorbimento, di selezione dei metaboliti alimentari ed in quella linfopoietica, per cui una sua alterazione potrebbe essere la base di gran parte delle patologie note. Si mette in luce pertanto la sua alterazione infiammatoria, quale responsabile della permeabilità (Leaky gut Syndrome) intestinale, come componente importante nell’esordio di patologie allergiche, autoimmuni, metaboliche, cardio-circolatorie, neuro-degenerative, di intolleranze alimentari e nelle manifestazioni dello spettro autistico.

Si evidenzieranno pertanto la funzione delle Zonuline, delle Sin-nucleine, degli acidi grassi (acido butirrico, palmitoleico), in accordo con quella di particolari famiglie di Probiotici ( Lactobacilli e Bifidobatteri).

Il Dott. Fausto Lella, responsabile dell’Unità Operativa di Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia del Policlinico San Pietro di Bergamo, afferma:  “Il colon irritabile è un disordine funzionale dell’apparato gastrointestinale, cioè una malattia che altera le funzioni dell’apparato digerente, in particolare del colon. È caratterizzato principalmente da dolore addominale e alterazioni dell’alvo, sintomi comuni anche in altre patologie gastrointestinali, cosa che la rende una malattia non sempre facile da diagnosticare”.  

I sintomi tipici della sindrome da colon irritabile sono:

  • dolore addominale diffuso o localizzato ai quadranti inferiori dell’addome (intestino e colon), diarrea e/o stipsi, distensione addominale con gonfiore e presenza di gas, nausea, vomito, difficoltà a digerire, disfunzioni sessuali(dolore durante il rapporto e calo della libido), alterazioni urinarie.

Su questa tematica si sta concentrando anche un gruppo di ricerca tutto italiano.

Secondo le ipotesi del gruppo di ricerca guidato dal Prof. Massimo Cocchi, dell’Università di Bologna, in caso di stress, il microbiota intestinale “demolisce” l’amminoacido triptofano. Se questo amminoacido non è disponibile in quantità sufficienti, nel cervello calano i livelli di serotonina, l’ormone del buonumore: ciò può scatenare la depressione. Questo effetto domina tra intestino e cervello potrebbe perfino essere responsabile della depressione post-partum, che solo in Italia colpisce centomila donne ogni anno.

La scoperta del legame tra depressione e cervello ha portato alla sperimentazione degli psicobiotici.

L’ipotesi che si sta facendo largo è che l’intestino delle persone depresse presenti un microbiota caratteristico, con una diversa combinazione di ceppi batterici. A partire da questa ipotesi, si stanno già identificando alcuni batteri che possono avere un effetto protettivo contro la depressione, come il Lactobacillus rhamnosus e il Bifidobacterium longum. Così, si stanno iniziando a inserire questi ceppi batterici in capsule e bustine, che sono utili come probiotici per il benessere intestinale ma sono anche “psicobiotici”, capaci di agire sulla mente e sull’umore. E che possono essere affiancati alla tradizionale terapia con antidepressivi.

Alimenti fermentabili “proibiti” per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile:

  • Frutta: mango, anguria, susine, pesche, mele, pere, nashi (o pera-mela)
  • Frutta secca: pistacchi e anacardi
  • Verdura: asparagi, cipolla, aglio, porri, asparagi, barbabietola, cavolo verza, mais dolce, sedano
  • Latte e suoi derivati: yogurt, formaggi a pasta molle, crema pasticcera e gelato
  • Ancora, legumi, cereali come segale, grano, quindi pane, pasta e biscotti

Difese dell’Intestino

Sistema Immunitario Intestinale: da cosa è costituito?

Di seguito verranno brevemente elencate e descritte quelle che sono le principali difese di cui l’intestino è dotato.

GALT

GALT è l’acronimo inglese di Gut Associated Lymphoid Tissue, ossia tessuto linfoide associato all’intestino. In questo particolare e specifico tessuto, cellule della difesa, come ad esempio linfociti, cellule dendritiche e macrofagi, sono aggregate e organizzate per garantire l’attivazione di una risposta immunitaria quando necessario.

Il GALT comprende i linfonodi mesenterici, i linfociti intraepiteliali, le cellule linfoidi della sottomucosa intestinale e soprattutto le placche di Peyer, che costituiscono la centrale operativa della risposta immunitaria intestinale.

Le placche di Peyer si distribuiscono nella sottomucosa dal piloro alla valvola ileocecale, aumentando via via di concentrazione man mano che ci si avvicina al termine del tenue.

All’interno delle placche di Peyer abbondano linfociti B e altre cellule APC (cellule presentanti l’antigene, come i macrofagi e le cellule dendritiche); queste cellule hanno il compito di riconoscere le molecole estranee ed elaborarle in modo da attivare i linfociti T, particolarmente abili nell’eliminare la minaccia e nell’attivare la produzione di anticorpi e anch’essi presenti a livello delle placche di Peyer.

Interposte tra le cellule epiteliali della mucosa intestinale, a ricoprire le cellule di Peyer, si trovano le cosiddette cellule M, prive dell’orletto a spazzola e deputate a riconoscere gli antigeni, discriminando ciò che è sicuro da quanto rappresenta una potenziale minaccia.

Tutto ciò che di non sicuro è presente nel lume intestinale deve quindi essere portato in contatto con le cellule immunitarie presenti nella mucosa e nella sottomucosa. A tale scopo, le cellule M internalizzano gli antigeni presenti nel lume intestinale, che vengono fagocitati dai macrofagi e dai linfociti B presenti nelle placche di Peyer, che a loro volta presenteranno l’antigene ai linfociti T. Questi ultimi andranno a secernere tutta una serie di citochine che stimoleranno i linfociti B a produrre IgA.

Nota bene

Se viene meno la capacità del sistema immunitario di distinguere gli antigeni dannosi da quelli che non lo sono, la risposta immunitaria potrebbe rivolgersi a componenti innocue del cibo o a batteri “amici”, scatenando fenomeni allergici o addirittura malattie croniche.

Un altro aspetto particolarmente importante è che i linfociti T e B presenti nelle placche di Peyer, una volta attivati dall’antigene, sono in grado di migrare nei linfonodi mesenterici e da qui passare nel circolo sistemico (linfatico prima e sanguigno poi), distribuendosi così ai vari organi. Si tratta di un aspetto molto importante, dato che in questo modo eventuali reazioni avverse a sostanze alimentari possono avere ripercussioni anche su organi non direttamente connessi all’intestino.

Muco Intestinale

Il GALT non è l’unico sistema di difesa presente a livello enterico. La secrezione intestinale di muco, infatti, rappresenta un altro fattore decisamente importante in quello che è il meccanismo difensivo situato in quest’organo.

Il muco è una sostanza densa e vischiosa il cui compito è quello di lubrificare e proteggere la mucosa intestinale soprattutto dagli insulti degli acidi e dei prodotti della digestione, ma è anche capace di intrappolare ed espellere dall’intestino – grazie ai movimenti peristaltici – microrganismi potenzialmente pericolosi.

Cellule di Paneth

Le cellule di Paneth sono cellule epiteliali specializzate presenti nell’intestino. Sono note per produrre effettori dell’immunità innata, fra cui ritroviamo peptidi dotati di azione antimicrobica (ad esempio, α-defensine) che sono attivi contro batteri sia Gram positivi che Gram negativi.

Enzimi

Oltre a quanto finora detto, vi è poi l’azione proteolitica di enzimi di derivazione intestinale od epatica (riversati nel tenue attraverso la bile), importantissima per “demolire” antigeni peptidici diminuendone così l’immunogenicità.

Flora Batterica Intestinale

Per ultima, ma non certo per importanza, ricordiamo la flora batterica intestinale, un altro degli elementi fondamentali del sistema immunitario dell’intestino. Si tratta dei cosiddetti “batteri buoni” che colonizzano il nostro tratto enterico, andando a costituirne, appunto, la flora batterica. Questi microorganismi “amici” competono con quelli “cattivi” per il nutrimento e le sedi di adesione alla mucosa intestinale. A tal proposito, è importante che il sistema immunitario intestinale sia in grado di “capire” quali specie batteriche combattere e quali tollerare entro certi limiti. Il ruolo del sistema immunitario intestinale, pertanto, è anche quello di campionare, elaborare e presentare gli antigeni in maniera tale da permettere la distruzione dei patogeni e, al contempo, da consentire la tolleranza dei non patogeni.

Ricordiamo, tuttavia, che poiché la dieta è in grado di influenzare profondamente la composizione della flora enterica e la salute della mucosa intestinale, ciò che mangiamo ha importanti effetti sul sistema immunitario intestinale, con ripercussioni che come abbiamo visto possono essere anche sistemiche

 

 

Epitelio di villo intestinale; questo preparato è un esempio di epitelio cilindrico (o prismatico) semplice (o monostratificato).

                                    Colorazione: Mallory

 

Fattori che agiscono sulla struttura delle giunzioni strette.

Stress ossidativo e meccanismi di difesa

Infiammazione

Ruolo dei Ca ++

Tipologia degli alimenti : acidogeni e alcalogeni

Ruolo del glutine, delle caseine e degli zuccheri raffinati

Ruolo dei microbioti

Azione chelante del microbiota

Ruolo dell’idrocolonterapia

Stress ossidativo e meccanismi di difesa.

 

Lo stress  ossidativo è un processo fisiologico che avviene in ogni cellula dell’organismo: si tratta dell’insieme di reazioni che portano alla produzione di radicali liberi e che sono necessarie perché una serie di funzioni vitali, per esempio la difesa dalle infezioni, avvengano correttamente.

Quando, però, il livello di radicali liberi presente nel nostro corpo supera una certa soglia, può danneggiare le strutture cellulari e dare origine a invecchiamento e patologie anche gravi, come le malattie neurodegenerative e cardiovascolari: questo accade quando l’equilibrio tra la produzione di radicali liberi e la loro eliminazione da parte degli antiossidanti si altera, creando un surplus ossidativo potenzialmente nocivo.

I meccanismi di difesa contro i radicali liberi sono soprattutto di natura enzimatica (superossido-dismutasi, catalasi, glutatione-perossidasi, fattore surfactante polmonare,etc.). Proprio per questo motivo,  gli alimenti possono modulare le nostre difese contro i radicali liberi sia con composti vitaminici come la vitamina E, la vitamina C o i carotenoidi (vitamina A, β-carotene), ma anche con composti antiossidanti di diversa natura  (omega tre-sei-nove, acido tioctico, ubidecarenone, etc.). La funzione immunitaria del surfactante viene attribuita principalmente a due proteine: SP-A e SP-D. Queste proteine possono legarsi agli zuccheri presenti sulla superficie dei patogeni e quindi causarne l’opsonizzazione facilitandone la fagocitosi. Il surfactante regola anche le risposte infiammatorie e interagisce con la risposta immune adattativa. La degradazione o inattivazione del surfactante può contribuire a una maggiore suscettibilità alle infezioni e alla infiammazione polmonare.

Infiammazione

Per infiammazione, si intende un complesso di meccanismi di difesa che entrano in gioco per riparare un tessuto danneggiato.

Infatti tutte le volte che un fattore chimico, meccanico, interno o esterno, agisce, il corpo crea un meccanismo di autoriparazione per ristabilire la normale funzionalità. Errore molto comune è vedere l’infiammazione come un qualcosa di negativo; al contrario è qualcosa di necessario ed inevitabile.

L’infiammazione è il mezzo attraverso il quale il corpo ripara se stesso e permette la sopravvivenza dell’individuo: è la risposta del sistema immunitario ai fattori che causano sofferenza alle cellule. Le  nostre cellule muoiono e si replicano continuamente, sia fisiologicamente sia dopo aver subito danni (quelle della mucosa intestinale hanno un ciclo riproduttivo di circa 5 giorni).

E’ quindi  fondamentale tenere sotto controllo i radicali liberi e accertarsi che questi non siano in eccesso.

La classica risposta fisiologica all’infiammazione è l’abbondanza di globuli bianchi (macrofagi) che, attraverso processi di fagocitosi,  utilizzano, per la distruzione degli intrusi, i radicali liberi, ma finché questi ultimi non aumentano in dismisura, non sono responsabili di alterazioni rilevanti sulle nostre cellule.

Il processo infiammatorio è articolato in specifiche fasi. Queste si manifestano secondo una specifica sequenza temporale. Per prima cosa è possibile apprezzare una risposta vascolare data dalla vasodilatazione (rubor), che determina un aumento del flusso ematico (calor). Segue l’incremento della permeabilità del microcircolo e la formazione di essudato (tumor), che rispettivamente daranno fuoriuscita della parte liquida del sangue e aumento del liquido extravascolare ricco di proteine plasmatiche.

È in questo momento che si verifica il fenomeno noto come diapedesi, ovvero l’extravasazione leucocitaria. Affinchè il processo infiammatorio continui e si possano eliminare gli elementi di danno, la diapedesi deve essere seguita dalla chemiotassi che permette l’accumulo dei leucociti nella sede del danno, in seguito al rilascio di mediatori chimici detti citochine (dolor). Naturalmente, giunti a questo punto, il processo prevede che avvenga la fagocitosi con, quindi, ingestione e distruzione dei microrganismi patogeni e dei detriti cellulari. A tutto ciò, segue la risoluzione o cronicizzazione del processo infiammatorio ( functio lesa).

Una sana alimentazione può modulare l’equilibrio dinamico tra ossidanti e antiossidanti. Si è visto come la variazione alimentare, in assenza però di malassorbimento, possa indurre un ridotto stress metabolico a livello cerebrale con un miglioramento dei processi cognitivi, della plasticità sinaptica, nonché della sopravvivenza neuronale.

Ruolo dei Ca++

 Il ruolo dei Ca-ioni nella neurotrasmissione e nella funzione delle proteine trans-membrana delle cellule, è di primaria importanza, dal momento che una seppur lieve compromissione del loro apporto, quale potrebbe verificarsi in un danno di assorbimento a livello intestinale, crea senza dubbio un’alterazione dei segnali di potenziale dei neurotrasmettitori e quindi di attivazione recettoriale.

Tipologia degli alimenti: acidogeni e alcalogeni; equilibrio acido-base.

Più l’ambiente intestinale si trova ad un pH fisiologico (6.8-7.5), più il meccanismo di apertura e chiusura delle TJ avviene con modalità fisiologiche.

E’ questa inoltre la condizione ottimale per l’azione di molti  nostri enzimi metabolici nella demolizione dei substrati alimentari e di quella di molte famiglie di probiotici: è sufficiente pensare  che il microbiota, tra le varie proprietà, è anche in grado di modulare la concentrazione di minerali essenziali, come calcio, magnesio e ferro (quest’ultimo importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e come micronutriente per i batteri stessi). I cibi acidificanti sono i principali responsabili delle alterazioni del pH e della cosiddetta “acidosi tissutale” che, col tempo, può favorire l’accumulo eccessivo di tossine ed esporre l’organismo a stati infiammatori anche cronici. Come abbiamo visto, preservare il delicato equilibro tra acidità e alcalinità è fondamentale per prevenire l’insorgenza di stati patologici di varia origine. La presenza di elementi acidi nell’organismo può essere considerata normale finché non supera la capacità del corpo di disattivare tali sostanze.Un terreno biologico eccessivamente acido può minare la stabilità del sistema immunitario e del microbiota e favorire l’instaurarsi di infiammazioni, sopratutto a carico degli organi più sensibili all’accumulo di tossine.

Ruolo del glutine, caseina e zuccheri raffinati.

Col termine glutine viene indicato un complesso proteico tipico di alcuni cereali caratterizzato, a livello chimico, dall’essere insolubile in ambiente acquoso. Le frazioni, ovvero le componenti, meglio caratterizzate da questo insieme di proteine sono due: la prolammina, nota col nome di gliadina e responsabile dei principali fenomeni di reazioni avverse al frumento e la glutenina presenti principalmente nell’endosperma della cariosside di cereali quali frumento, farro, segale e orzo. Durante la digestione intestinale il glutine si idrolizza in peptidi ad opera di transglutaminasi intestinali che modificano l’aminoacido glutammina e, nei soggetti predisposti alla celiachia, possono dar luogo ad anticorpi anti-transglutaminasi responsabili di processi infiammatori e delle alterazioni patologiche a carico dei villi intestinali. Inoltre in soggetti sensibili, alcuni peptidi derivati dal glutine, (in particolare il frammento 31-49 di 19 amminoacidi) provocano reazioni immunitarie abnormi. In questi casi i linfociti T possono attaccare gli enterociti che rivestono i villi intestinali ed avviare la sindrome dell’intestino permeabile. L’identificazione della gluten sensivity si deve ad un team di ricerca internazionale, al quale hanno partecipato studiosi della School of Medicine dell’Universita’ di Baltimora, nel Maryland, guidati da Alessio Fasano e della Seconda Università degli Studi Federico II di Napoli, coordinati da Anna Sapone. Grazie a questa scoperta “ Si farà chiarezza sugli effetti del glutine nei bambini autistici – afferma Fasano – e nella schizofrenia».

 L’ipotesi è che nelle persone con autismo vi sia un difetto della permeabilità intestinale per il quale entrerebbero in circolo sostanze tossiche delle quali il primo imputato è il glutine, «ma l’incidenza della celiachia in questi soggetti è del 2% – dichiara Fasano – mentre l’ipersensibilità al glutine arriva al 17-18% ”. Stesse caratteristiche sono individuabili nella caseina la quale è il nome comune di un gruppo di fosfo-proteine che coagulano e precipitano quando il latte è leggermente acidificato. La caseina costituisce all’incirca l’80% del totale delle proteine presenti nel latte vaccino e corrisponde a circa il 3% del suo peso complessivo. La caseina è la  principale causa di allergia al latte  che solitamente si manifesta con sintomatologia gastroenteritica:  vomito, diarrea liquida o mucosa o muco-ematica, dolori addominali, abbondante presenza di meteorismo o con  sintomatologia extraintestinale: eczema, rinite e asma. L’allergia è più frequente nei primi anni di vita e tende poi a scomparire con l’età anche se può talvolta portare a gravi shock anafilattici;  è una forma di allergia difficile da controllare, poiché il latte o la caseina stessa, sono presenti in moltissimi alimenti.

Per quanto concerne l’azione degli zuccheri raffinati, presenti in gran parte nelle bevande industriali, salse, prodotti da forno, cibi inscatolati e conservati, sappiamo che la loro azione metabolica è caratterizzata da un notevole produzione di acidosi. Questa situazione metabolica è infatti un potente eccitante dei centri nervosi, agendo come vettore per stimolare l’attività della ghiandola surrenalica; spesso le persone ed i bambini ipercinetici (quelli che «non stanno mai fermi»), aggressivi, distratti o nervosi sono grandi consumatori di dolci e di alimenti raffinati. Nei neonati e nel periodo infantile provoca infiammazioni gastrointestinali ed epatiche che favoriscono disturbi digestivi ed assimilativi. Nei neonati e nel periodo infantile provoca infiammazioni gastrointestinali ed epatiche che favoriscono disturbi digestivi ed assimilativi. Se inoltre consideriamo che lo zucchero necessita di sali minerali per essere assimilato (magnesio, calcio, ecc.), soprattutto se raffinato, è facile comprendere il graduale esaurimento della riserva alcalina. La perdita del calcio è il problema maggiore, perdita che se non adeguatamente compensata, determina una inevitabile acidificazione del sangue tale da obbligare l’organismo a utilizzare il calcio delle ossa per ristabilire un pH costante neutro-alcalino.  E’ il caso di ricordare uno zucchero che viene aggiunto a diversi alimenti industriali che potrebbe essere responsabile della diffusione di alcuni ceppi particolarmente virulenti di Clostridium difficile, un batterio considerato molto pericoloso, in America e in Europa in quanto resistente agli antibiotici. Il dito accusatore è puntato sul trealosio, che si trova in prodotti come barrette energetiche e chewing gum. Il campanello di allarme arriva da uno studio appena pubblicato su Nature, secondo i cui autori, in test di laboratorio e modelli animali, il trealosio si è dimostrato in grado di aumentare la virulenza dei ceppi di C. difficile che predominano nelle infezioni dei pazienti. Sulla base di questo studio,consumare molti zuccheri raffinati anche solo per un breve periodo sembra alterare la composizione del microbiota fecale, influire sulla permeabilità intestinale e sull’attività delle citochine infiammatorie, favorendo lo sviluppo di disturbi intestinali quali colite, IBD, colite emorragica, enterite. Il supplemento con acetato sembrerebbe invece avere effetti terapeutici. È quanto afferma lo studio di Michael Laffin e colleghi della University of Alberta (Canada), di recente pubblicazione su Scientific Reports.

Cenni sul microbiota.

Benché il profilo batterico intestinale sia differente da individuo a individuo e venga influenzato da un’ampia serie di fattori, le 160 specie di microrganismi non patogeni che si trovano nell’intestino umano (almeno 57 sono comuni a tutti gli individui) possono essere riportate a cinque phyla microbici: Firmicutes, Bacteroides, Actinobacteria, Proteobacteria e Fusobacteria. Il Phylum Firmicutes rappresenta la maggiore porzione dei batteri intestinali ed è largamente rappresentata dai Gram positivi, tra cui i Lattobacilli. Inoltre nel nostro intestino ci sono grandi popolazioni batteriche in grado di sequestrare metalli pesanti, sempre che il microbiota venga mantenuto in equilibrio. Di tutti i metalli pesanti che assumiamo con la dieta, solo il 40-60% viene assorbito attraverso la barriera intestinale, ad eccezione del metil-mercurio che invece può essere assorbito fino al 90%. Secondo diversi studi, la nostra flora intestinale (microbiota) è in grado di sequestrare una quantità variabile di questi metalli, che poi viene eliminata con le feci, proteggendo così l’ospite. I batteri che presentano le maggiori capacità leganti i metalli pesanti sono i Gram positivi, grazie alle alte concentrazioni di peptidoglicani e acido teicoico presenti nella loro membrana cellulare. Infatti sono dotati di meccanismi di resistenza che prevengono i danni cellulari da metalli tossici e inoltre hanno la capacità di legare questi metalli alle proprie membrane. Una volta sequestrati, i metalli sono poi eliminati con le feci.

L’aumento delle conoscenze relative al microbiota umano ed alle sue funzioni ha rinforzato progressivamente l’idea che l’equilibrio tra ospite, microbiota ed ambiente giochi un ruolo fondamentale nel mantenimento dello stato di salute. Ad oggi, alterazioni quantitative e qualitative nella composizione del microbiota sono state dimostrate in un numero crescente di patologie.

E’ noto che specifiche alterazioni microbiche sono presenti in numerose patologie, non solo intestinali (ad esempio, obesità, celiachia, morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa), ma anche in malattie tipicamente extra-intestinali.

Cenni sull’ idrocolonterapia.

Le indagini cliniche più recenti, col supporto di indagini chimiche e batteriologiche, hanno indicato che l’Idrocolonterapia è straordinariamente utile in diverse patologie oggi molto diffuse. Il primo stato patologico che si presta molto bene all’Idrocolonterapia è la  disbiosi, termine sotto cui si nasconde, in realtà, un vero e proprio diffuso  problema sociale. La vita di molte persone è condizionata da disturbi  come stitichezza, gonfiore addominale, meteorismo, diarrea, dovuti in  larga misura alla graduale distruzione della flora batterica intestinale  normale formata da miliardi di batteri che vivono nel nostro intestino, in simbiosi con noi, di fatto, svolgendo mansioni fondamentali. A causa di  un’alimentazione sbilanciata o a base di cibi contenenti conservanti  chimici estranei allo scenario ambientale intestinale e così pure per l’uso  continuato di farmaci come lassativi o antibiotici, questa flora simbionte è sostituita da una nuova, esuberante, inidonea alle nostre esigenze, che ha il solo pregio di sapersi adattare alla nuova condizione squilibrata dell’intestino. La seconda indicazione è il disagio psicologico o lo stress. Oggi è certamente un termine abusato e usato a sproposito, ma se ciò accade è proprio perché indica un problema comune e serio. Nell’organismo lo stress causa variazioni neuro-ormonali, come hanno provato studi decennali, con conseguenze patologiche che riguardano cute, sistema respiratorio, circolatorio e, naturalmente, quello nervoso. Allo stress  sono attribuibili disturbi di carattere generale, in teoria non collegabili fra di loro, ma  di fatto connessi all’intestino. La psicologia di questi ultimi decenni ha indagato molto sui rapporti tra stress, emozioni e malattia e sono stati identificati i profili di personalità e i comportamenti riconducibili, con un’alta probabilità, a disturbi funzionali o a malattie del colon. Tuttavia, anche in base alla nostra esperienza, possiamo dire che nel trattamento delle malattie dell’intestino, attenuare o far scomparire i disagi soggettivi che sono fonte di sofferenza e angoscia continua per il soggetto, può rivelarsi molto utile, spesso al di là di ogni previsione. Com’è ovvio, in casi del genere, l’idrocolonterapia non ha e non può avere l’ambizione di una psicoterapia che punti a interrompere il cortocircuito mentale che è all’origine del disagio. Tuttavia, anche in base alla nostra esperienza, possiamo dire che nel trattamento delle malattie dell’intestino, attenuare o far scomparire i disagi soggettivi che sono fonte di sofferenza e angoscia continua per il soggetto, può rivelarsi molto utile, spesso al di là di ogni previsione. In questi casi più favorevoli, l’idrocolonterapia può interrompere un circuito perverso o doloroso e, perciò, può avere una ripercussione positiva, seppur attenuata, sulle funzioni mentali, facendo balenare la speranza che anche in situazioni croniche e difficili, si possa intervenire utilmente. Una dieta ricca di grassi, oltre a determinare il viraggio del pH fisiologico del colon verso una maggiore acidità o basicità, incrementa la produzione di acidi biliari che vengono convertiti dai batteri intestinali, in carcinogeni e cocarcinogeni (Fecapentani e Chetosteroidi) dei quali è stata dimostrata, in modelli  sperimentali, la capacità mitogena di stimolare una proliferazione cellulare in senso neoplastico. A questo vanno aggiunte le sostanze tossiche soprattutto prodotte dalla trasformazione proteica in senso putrefattivo  (indolo, scatolo, putrescina, neurina, cadaverina), nonché quelle di origine  fermentativa (ac. acetico, CO2, acido ossalico etc). L’applicazione ciclica della HCT, con aggiunta di sostanze ad azione oncoprotettiva, realizzata antecedentemente (4° decennio) all’ età media di insorgenza o ancor prima, in caso di riconosciuti fattori rischio, in soggetti ancora asintomatici o, comunque, affetti da patologia non neoplastica del colon, offrirebbe il vantaggio di prevenire il determinarsi di condizioni ambientali favorenti l’insorgenza di lesioni premaligne.

FONTE: Dott. Carlo Alberto Zaccagna